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Su “L’Unione Sarda” di oggi il sindaco di Cagliari rilancia il progetto del suo mentore, Renato Soru: il Betile. Nel farlo, dice una serie di inesattezze (Per usare un eufemismo. Loro parlerebbero di “balle”).

  • Dice che “non era solo un annuncio, ma un progetto reale”. Falso: esisteva un progetto architettonico, ma non c’era neanche l’ombra di un progetto culturale (in altre parole, c’era il solito copia e incolla di un’archistar, ma non avevano deciso che cosa esporre);
  • Dice che era finanziato, ma anche questo non corrisponde a verità: infatti il costo dell’opera venne annunciato per 40 milioni di euro, ma arrivò ad una cifra doppia e alla fine sfiorava i 100 milioni di euro (basta leggere la lettera di Zaha Hadid, ma qualcuno preferisce basarsi sugli slogan piuttosto che consultare gli atti). Solo per reperire le risorse per il primo lotto la Regione avrebbe dovuto eliminare ogni altra iniziativa culturale nell’isola.
  • Dice che il progetto, voluto da Renato Soru (questa è l’unica cosa vera), fu bocciato dalla Giunta regionale che arrivò dopo. E anche quest’ultima considerazione è palesemente falsa, perché il progetto venne bocciato con un voto del Consiglio Comunale di Cagliari quando ancora c’era Soru (anno 2008). Massimo Zedda allora era consigliere comunale, ma evidentemente era distratto o troppo intento ad applaudire il suo mentore per rendersi conto di ciò che accadeva intorno a lui.

Ultima considerazione. L’assessore Puggioni parla di trasformazione di S. Elia grazie alle opere infrastrutturali realizzate nel quartiere. Ebbene proprio le opere realizzate quelle ancora da realizzare, come il porticciolo – quelle sì progetti finanziati e pronti a partire-, promosse dalla Giunta comunale di centrodestra, furono bloccate dalla Regione di Soru perché si voleva sovrapporre a tali iniziative altri progetti. Si usò come “arma” il piano paesaggistico regionale: per comprendere il clima, basti ricordare che chi sosteneva che i chioschi dove si intendeva consentire ai pescatori di vendere i loro prodotti venivano giudicati “impattanti”, mentre una “sberla” alta 36 metri come l’opera progettata dalla Hadid no.

Visto che, nonostante i fallimenti collezionati da questo “cerchio magico”, si ripropone la stessa ricetta, ripubblico un saggio che smaschera il trucco usato dalle archistar, che un noto politico sardo, oggi assessore della Giunta Pigliaru, sintetizzo con l’espressione “Copia, incolla e incassa” (il saggio è di Nikos Salingaros: http://www.cesar-eur.it/upload/doc/salingaros_archistar.pdf ).

Peraltro, giusto per ricordare quali appetiti si scatenarono intorno all’operazione, ricordo che su “L’Unione Sarda” del 20 Giugno 2010 (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_60_20100621180150.pdf ) l’attuale direttore del quotidiano, Anthony Muroni, scrisse: “la Struttura di missione comandata da Angelo Balducci (tuttora in carcere) si stava attrezzando a gestire la gara sul Betile con le solite modalità, all’interno del programma per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia”.

Lascio a voi ogni ulteriore considerazione.

P.S.: se ci fossero cento milioni in più a disposizione, ipotesi di pura fantasia, è proprio sicuro il sindaco di Cagliari che non ci siano altre questioni da risolvere?

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