Chi non è d’accordo col Governo Prodi o è un fascista o una spia: questo sembra emergere dalle righe di alcuni giornali, anche della stampa locale. Leggo su “Il Giornale di Sardegna” di oggi un pezzo molto simile a quanto pubblicato sul sito di Repubblica qualche giorno fa nel quale si cerca di delegittimare la protesta dei tassisti non sulla base di argomentazioni, ma affermando che essi sono solo dei fascisti. Posto che i tassisti hanno poco da imparare da un Governo che appoggiato da un partito che predica la rifondazione del comunismo e che annovera tra i suoi fedelissimi anche ex terroristi. Né hanno molto da imparare da chi ha disposto, proprio tra i primissimi atti, la discutibile grazia a Bompressi senza neanche fare una telefonata ai familiari della vittima, che era un servitore dello Stato caduto sul campo. Cosa vuol dire che i tassisti sono pericolosi seguaci del Duce? E’,forse da fascisti, rivendicare i propri diritti? E’ da fascisti ribellarsi alla poltica punitiva del Governo ulivista? Il giornalista locale “bacchetta” anche An, sostenendo che essa non avrebbe condannato l’aggressione a Mussi, ma o si è perso le dichiarazioni di Gianfranco Fini o ha finto di non sentirle. Vengono citate poi a sproposito le varie aggressioni a Berlusconi, che, secondo l’estensore dell’articolo, sarebbero state enfatizzate, ma si dimentica che l’ex premier non ha sporto denuncia contro il trinariciuto aggressore del treppiede. Sono questi anche i giorni in cui un giornale certo non vicino alla sinistra viene perquisito e si accusa un vicedirettore di essere una spia dei servizi segreti italiani: Farina sarebbe “l’agente Betulla”. Insomma, chi attacca Prodi o è un fascista o è una spia. Ma, al di là dell’ironia che possono suscitare queste spericolate arrampicate sugli specchi di chi cerca di coprire le proprie difficoltà a governare la nazione, occorre fare una riflessione: da che parte stanno questi signori? Dalla parte dei terroristi o da quella di chi garantisce la sicurezza in Italia?